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Gli scritti di Bahá'u'lláh

Bahá'u'lláh, oltre a numerose opere di maggiore lunghezza, scrisse un vasto numero di documenti conosciuti come "Tavole", la maggior parte dei quali indirizzati singolarmente ai Suoi seguaci e stimň che l'intero corpus delle Sue Tavole avrebbe costituito piů di cento volumi. Passando facilmente dal persiano all'arabo, lingue entrambe usate da Bahá'u'lláh con superba maestria, gli Scritti sono caratterizzati da un ampio numero di stili.

Il cuore degli insegnamenti etici di Bahá'u'lláh si trova in un piccolo libro intitolato "Le Parole Celate", una compilazione di aforismi risalenti ai primi giorni della Sua missione. Bahá'u'lláh descrive questa opera come un distillato della guida spirituale contenuta nelle successive rivelazioni di Dio.

La principale esposizione del Suo messaggio dottrinale č contenuta nel libro intitolato "Kitab-I-Iqán" (Il Libro della Certezza). Nell'esporre il panorama completo dello scopo Divino, tratta i grandi problemi che sono sempre stati al centro della vita religiosa: Dio, la natura dell'umanitŕ, lo scopo dell'esistenza e la funzione della Rivelazione.

Tra le opere a carattere mistico meglio conosciute di Bahá'u'lláh vi č un breve lavoro intitolato "Le Sette Valli" che, con un linguaggio poetico, traccia le tappe del viaggio dell'anima verso l'unione con il Suo Creatore.

Eccelle fra i Suoi scritti il "Kitáb-i-Aqdas" (Il Libro piů Santo). Rivelato durante i giorni piů oscuri della Sua prigionia ad Akká, l'"Aqdas", "Libro Madre" della Dispensazione Bahá'í, č il massimo depositario delle leggi e delle istituzioni che Bahá'u'lláh ha disegnato per l'ordine mondiale che concepě.

Il processo di traduzione degli scritti sacri in altre lingue č attualmente in corso. Il modello del lavoro di traduzione in inglese fu determinato da Shoghi Effendi, che guidň la Fede Bahá'í dal 1921 al 1957. Educato ad Oxford, fu in grado di elaborare traduzioni che riflettono non solo una brillante padronanza della lingua inglese, ma anche un'autorevole esposizione del significato dei Testi.

Nell'intraprendere il compito di elaborare uno stile inglese che potesse fedelmente ricalcare le caratteristiche elevate e pregnanti dell'uso di Bahá'u'lláh del persiano e dell'arabo, Shoghi Effendi scelse una forma leggermente arcaica che riecheggia la versione della Bibbia di Re Giacomo.

Scelse anche, secondo questo stile, di usare il pronome maschile per riferirsi a Dio, sebbene gli insegnamenti di Bahá'u'lláh chiariscano che nessun genere puň essere attribuito al Creatore.

Shoghi Effendi decise inoltre di fare una largo uso di segni diacritici come guida alla pronuncia dei termini persiani ed arabi, pratica questa ancora oggi seguita dalla comunitŕ bahá'í. Il risultato č uno stile che funziona da ponte tra l'inglese moderno e lo stile arabo e persiano in cui scrisse Bahá'u'lláh. Di conseguenza sono stati usati per la traduzione in altre lingue occidentali non gli originali arabi o persiani, bensě la traduzione in inglese di Shoghi Effendi.

Selezioni dagli scritti di Bahá'u'lláh sono state tradotte in piů di ottocento lingue.


" Tratto da I Bahá'í, una pubblicazione della Casa Editrice Bahá'í "


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Il Museo Britannico, nel 1992, inaugurň una mostra speciale di manoscritti bahá'í alcuni dei quali dello stesso pugno di Bahá'u'lláh.
La foto mostra la dott.ssa Sheila Canbe, Conservatrice Assistente della galleria John Addis del Museo, e J. Barnabass Leith, rappresentante della Comunitŕ Bahá'í del Regno Unito.